Lipsia, 1879. Il professor Whilem Wundt assieme ai suoi studenti effettua delle ricerche nel primo laboratorio di psicologia al mondo. È la nascita della psicologia sperimentale, che si distacca definitivamente dalla filosofia determinandosi come disciplina scientifica autonoma: la psicologia è una scienza!
A più di un secolo di distanza da questi avvenimenti tuttavia sono in molti che ancora ignorano o contestano lo status scientifico della psicologia. Uno dei motivi di tale perplessità credo risieda dell’alone di mistero che avvolge la psicologia e l’assenza di chiarezza su cosa effettivamente essa sia.
La psicologia sperimentale è una disciplina che si occupa dello studio del comportamento e dei processi mentali. Il termine sperimentale descrive qui l’approccio della disciplina e la mette in netta contrapposizione con il suo retaggio filosofico. Il resto della definizione riesce invece a fare sintesi delle scuole e delle branche che la psicologia ha al suo interno e dei molti orientamenti teorici anche molto diversi tra loro ma che condividono questi oggetti di studio: il comportamento e i processi mentali.
PSICOLOGIA E METODO SPERIMENTALE
Una delle domande che vengono poste a questo punto è “come può una disciplina studiare qualcosa di così complesso?”. La risposta è: come fanno tutte le altre scienze, ovvero attraverso il metodo sperimentale, osservando dapprima il fenomeno di interesse, generando ipotesi e conducendo un esperimento (che ha lo scopo di falsificare tale ipotesi) che può dare origine a teorie e leggi. Come funziona in psicologia l'uso del metodo sperimentale?
L’esperimento, che sia di psicologia o fisica abbisogna innanzitutto di aver ben chiaro quale saranno le variabili indipendenti (solitamente quelle condizioni manipolate dallo sperimentatore) e quali le variabili dipendenti (ovvero quelle misure che variano al variare delle prime).
La fase di operazionalizzazione delle variabili in psicologia è una delle più difficili ed interessanti. In particolare le variabili dipendenti possono utilizzare misure psicofisiche come costrutti di cronometria mentale (ad es: tempi di reazione, dove tempi più lunghi sono misura di processi più complessi), misure di transconduttanza cutanea, quantità di saliva (vedi Pavlov) oppure misure più indirette come checklist (che permettono di quantificare il numero di volte in cui un dato comportamento si presenta) oppure questionari (che devono essere validati dal punto di vista psicometrico possedendo adeguate caratteristiche di validità ed affidabilità).
Per chiarire ulteriormente quanto fin qui detto, proviamo a fare un esempio e seguiamo la logica della ricerca.
OSSERVAZIONE E IPOTESI DI RICERCA
Immaginiamo che ci siamo accorti che i bambini sembrano più svegli dopo aver giocato ad un videogioco gestionale (ad es: The Sims) mentre risultano più persi dopo aver giocato a videogiochi sparatutto (ad es: Call of Duty). Innanzitutto, posto in questi termini il fenomeno è troppo vago: sveglio e perso sono termini che possono riferirsi a troppe cose.
Diciamo allora che con questi termini intendiamo che i bambini sono più o meno in grado di affrontare prove cognitive complesse come risolvere un problema.
RICERCA BIBLIOGRAFICA
Visto che potremmo non essere i primi ad aver osservato tale fenomeno diamo un’occhiata alla letteratura scientifica sull’argomento. Consultando Google Scholar (perché non abbiamo accesso ad altre banche dati) ci accorgiamo che c’è un articolo del 2013 chiamato “More Than Just Fun and Games” (Adachi e Willoghby, 2013) che mette in evidenza che giochi più strategici promuovono le abilità di problem solving.
Beh, se l’hanno trovato loro noi possiamo anche non far nessun esperimento no? In realtà ci sono diversi motivi per fare un esperimento simile ad uno già esistente:
- Confutare l’esperimento: se rifacendolo esattamente come progettato raccogliamo dati diversi
- Focalizzare l’attenzione su aspetti diversi: nel nostro caso siamo interessati alla differenza tra gestionali e sparatutto;
- Cambiare parte del paradigma di ricerca: modificando ad esempio l’operazionalizzazione della variabile dipendente.
In riferimento al terzo punto, nella ricerca sopracitata gli autori hanno usato una misura indiretta dell’abilità di problem solving (questionario agli studenti) mentre noi vorremmo misurare l’abilità direttamente sottoponendo ai soggetti un test.
Un ulteriore analisi della letteratura ci fa identificare il test migliore a questo scopo, ovvero il test della Torre di Londra, che valuta le abilità di pianificazione nella risoluzione di un problema. Il test è formato da tre pioli di diversa lunghezza e tre palline colorate. Si chiede al soggetto di ricreare una composizione target partendo da una configurazione data in un determinato numero di mosse e seguendo queste regole:
- Si muove solo una pallina alla volta;
- La pallina va spostata da un piolo all’altro;
- Sul piolo piccolo ci sta solo una pallina, su quello medio due e su quello grande tre.
Si possono valutare diverse cose tra cui i tempi di pianificazione ed esecuzione e il numero di mosse.
COSTRUZIONE DEL DISEGNO SPERIMENTALE
A questo punto dobbiamo completare il nostro disegno sperimentale chiedendoci quali saranno i soggetti a cui ci riferiamo. Dopo aver ragionato ad esempio sulle fasi dello sviluppo dei bambini secondo Piaget decidiamo che i soggetti migliori per questo esperimento siano i bambini delle classi prime delle scuole secondarie di primo grado.
Formalizzando il disegno sperimentale, divideremo in due gruppi i soggetti in base al gioco con cui faremo loro giocare (VI: The sims vs. Call of Duty) e, dopo averli fatti giocare per un’ora, sottoporremo loro il test della Torre di Londra. La variabile dipendente saranno il tempo di pianificazione ed il numero di mosse totali impiegate nel test.
ANALISI ED INTERPRETAZIONE DEI DATI
Da questo esperimento deriveranno dei dati che dovranno essere analizzati ed interpretati. L’analisi dei dati in psicologia avviene attraverso procedure statistiche come ad esempio l’analisi della correlazione, l’analisi fattoriale, l’analisi della varianza… In questo caso l’analisi della varianza si presta per valutare se le medie dei due gruppi siano statisticamente uguali oppure divergano significativamente. Il bisogno di questa analisi (detto in soldoni) è dovuto al fatto che i soggetti presentano ovviamente delle differenze individuali all’interno dei gruppi. L’analisi della varianza valuta il rapporto tra differenza interne ai gruppi e tra i gruppi confrontandolo con distribuzioni note.
Mettiamo che queste analisi rilevino una differenza statisticamente significativa. Ne deduciamo che effettivamente giocare a giochi gestionali migliora le abilità di problem solving? Per il momento possiamo dire che bambini di una certa età e provenienti da un certo luogo che giocano a un certo gioco hanno risultati migliori in un test di pianificazione rispetto a quelli che giocano con un altro gioco. Vi sono dei limiti nella nostra ricerca: il numero di soggetti, la provenienza dei soggetti, la scelta del problem solving come misura di capacità cognitive superiori, l'utilizzo di un solo aspetto di questa abilità (la pianificazione)....
Con questo esperimento siamo infatti ancora un po’ lontani da permetterci il lusso della generalizzazione che potrà essere raggiunta solo sistemando i limiti della ricerca in oggetto, ripetendo gli studi in altri contesti e confrontandoci con il resto della comunità scientifica.
RIFLESSIONI FINALI SULLA PSICOLOGIA SPERIMENTALE
Da questa descrizione parziale dell’attività psicologica penso si possa respirare un’aria scientifica che nulla a che fare con gli opinionisti della domenica pomeriggio e i ciarlatani chiacchieroni che interpretano eventi mondani sulla base di pure teorie ingenue dettate dalla propria singola esperienza o da quella altrui.
Temo che la maggior parte delle persone non abbia però questo in mente quando pensa alla psicologia confondendo spesso psicologia con psicoterapia, e in particolare con psicoterapia psicoanalitica e quindi Freud. Ma la psicologia non è Freud, geniale nelle sue teorie ma che non ha mai sottoposto al vaglio della falsificabilità i suoi costrutti, né sarebbe stato in grado di farlo per ragioni epistemologiche.
La psicologia sperimentale è invece costellata di grandi ricerche svolte con estrema cura metodologica, di paradigmi sperimentali affascinanti in grado di misurare il comportamento e i processi mentali attraverso la misurazione di tempi ed intensità di risposta, attraverso questionari validati su ampie popolazioni e sottoposte ad analisi psicometriche, attraverso analisi statistiche alcune delle quali nate proprio per riuscire a compiere delle elaborazioni una volta impensabili. E tutto questo sotto l’occhio di una comunità scientifica appassionata che cerca di mettersi continuamente in discussione provando a confutare le ricerche proprie ed altrui finendo molte volte invece per dare conferma dei propri risultati.
In conclusione di questo articolo, che non ha la pretesa di essere esauriente vista la complessità dell'argomento ma che spero abbia generato curiosità e domande verso questa disciplina, posso solo dire che la psicologia è scienza… a patto che si parli davvero di psicologia.